domenica 8 aprile 2018

Sorpresa!

"SORPRESA!" 
Una esclamazione che in molti associano a palloncini, amici nascosti sotto ai tavoli e bocche spalancate da un entusiastico stupore. Che sia una festa a sorpresa, una visita inaspettata, un regalo improvvisato o un atto celebrativo, è un momento capace di cambiare un umore uggioso in una Candyland interiore, tutta confetti e caramelle. Ovvio, esistono anche i cinici disillusi che, di fronte alle braccine alzate degli amici più cari, prenderebbero volentieri un fucile a pallettoni trasformando il tutto in una macabra imitazione di un tiro a segno da Luna Park, ma per lo più le sorprese sono gradite a tutti.
Un caso a parte, come al solito, è rappresentato dagli ansiosi sociali, che fanno della compresenza degli opposti un'arte ancora incompresa. Per noi le sorprese, come qualsiasi altra cosa al mondo che implichi l'interazione sociale con noti o ignoti, è fonte di grandi dibattiti interiori. Se da un lato infatti la nostra parte insicura e desiderosa di affetto si riempie d'amore come un secchiello al mare, rendendoci dolci come miele e ad un passo da stucchevoli gesti eclatanti al limite della nausea (come discorsi magniloquenti più adatti ad una premiazione degli Oscar o inquietanti piani che implicano lo strapparsi il cuore per donarne una fettina a ciascuno dei nostri amici), dall'altro il nostro lato ossessivo compulsivo, che vorrebbe sapere in anticipo anche il numero di respiri previsti per la giornata, ne è mortalmente allergico, lo rifiuta come un bambino davanti ai cavolini di Bruxelles e si ritrova spesso davanti alla prospettiva dell'evento con un crocifisso in una mano e l'acqua santa nell'altra. Da un lato, quindi, l'entusiasmo, l'emozione strappabudella, l'incredulità, la gratitudine innamorata ed i discorsi alla Jack Black in The Holiday ("cosa avrò fatto per meritarmela?"). Dall'altro, il panico dell'indefinito, la preparazione disordinata delle truppe che non sanno se prendere il moschetto o ripassare tutte le nozioni apprese in anni di Trivial Pursuit. La sorpresa è per noi paragonabile a fare Bungee-Jumping appesi ad un filo di lana o beccarsi una bomba di colore in faccia. Elettrizzante e terrorizzante allo stesso tempo.
La faccenda, una volta messi a conoscenza dell'esistenza della sorpresa, assume presto i tratti di un romanzo Carrolliano, in cui tutto è il contrario di tutto e le emozioni si mischiano come tempere sfuggite al controllo, portando irrimediabilmente a quell'antisettico marroncino dissenterico che sembra essere l'inevitabile risultato di ogni mix impreciso. L'assenza di direzione e di indizi che affiancano l'annuncio della sorpresa, l'impossibilità di prevedere cosa accadrà, di pianificare comportamenti, di ipotizzare situazioni, problemi e conseguenti soluzioni, ci atterrisce. Dove andremo? Come ci dovremo vestire? Cosa faremo? Staremo seduti? In piedi? Faremo cose? Chiacchiereremo? Per ognuna di queste domande e per ogni attività, abbiamo un kit di sopravvivenza che deve essere aperto, indossato e fatto proprio come una seconda pelle di cellophane per coprire la nostra inossidabile nevrosi. Questo perché per noi, con la nostra naturale abitudine alla mimesi da Wallflower, agire come persone è molto più difficile che assimilarci alla carta da parati, anche se siamo più carne che cellulosa. Perciò non sapere niente della sorpresa, tranne che la sua esistenza stessa, ci obbliga ad attivare tutti i kit contemporaneamente, con l'obiettivo di essere pronti a tutto, da una serata di giochi da tavolo alla venuta dell'Anticristo, e portandoci ad uno stato di preparazione tale da sembrare Samwise Gamgee, che per recarsi a Mordor si era portato dietro pure le padelle. Una cena allargata tra amici, ad esempio, richiederà, nell'ordine: argomenti di conversazione preventivi, l'individuazione di una gamma ristretta di cibi approvabili (che escludono qualsivoglia sostanza possa trasformare i nostri denti in un giardino verticale) e la riesumazione di quel grammo e mezzo di carisma che conserviamo gelosamente come un tartufo bianco particolarmente raro.
 Al contrario, un'attività di movimento, implicherà un addestramento militaresco del nostro corpo, affinché perda la sua biologica legnosità da insetto stecco e ci doni delle fattezze quasi umane che non facciano sentire tutti a disagio. Prepararci, quindi, è fondamentale per il nostro lato impaurito, ci permette di scegliere con cura ogni passo, dalla selezione degli abiti al modo di occupare lo spazio, e di anticipare le mosse altrui, preservandoci, tra l'altro, dal rischio di marmorizzarci come un daino di fronte ai fari della macchina qualora ci trovassimo ad affrontare degli imprevisti. In fondo, quindi, non chiediamo tanto: la rivelazione (nei minimi dettagli) della sorpresa. Da parte nostra, ci mettiamo tutto il finto sbalordimento che il caso richiederà. Croce sul cuore, che mi possa strozzare.
Ma, sapete una cosa? La verità non è questa. Queste sono le parole del nostro lato cuor di coniglio. La verità è che le sorprese, le vogliamo, anzi, le bramiamo come Augustus Gloop desidera la cioccolata di Willy Wonka. Semplicemente non sappiamo come gestirle. Ma d'altronde, non sappiamo gestire l'80% delle cose che ci succedono, eppure le affrontiamo lo stesso, in un modo o nell'altro. Quindi dimenticate il discorso alla Pimpi e al diavolo anche la cautela. Se dovete farci una sorpresa, l'unico vero consiglio da adottare è questo: la deliziosa bastardata dovete farcela fino in fondo. Non diteci nulla, lasciateci nell'ignoranza del ruminante caprino, ingannateci come il miglior illusionista della storia, abusate della fiducia che riponiamo in voi e non risparmiatevi con i grandi preparativi. Certo, la sorpresa poi sarà più traumatica per noi, potreste addirittura scoprire che siamo in grado di maledirvi in 50 lingue diverse, compreso il farfallese e il Klyngon, ma almeno ci salverete da ore di inutili preparativi e sterili preoccupazioni che avrebbero come risultato il solo invecchiamento precoce della nostra pelle già sufficientemente provata (again, The Holiday docet). 
E a quel punto, davanti alla nostra scompostissima quanto genuina reazione davanti all'imprevisto gesto d'affetto, potrete dire orgogliosamente e con certezza che sia stata, a tutti gli effetti, una vera, magnifica, infartuante sorpresa. 
Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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