domenica 18 marzo 2018

Assaggi #2: J.R.R. Tolkien. Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli

Amare il Signore degli Anelli è stato per me estremamente facile, dal primo momento che ho posato i miei occhioni miopi sulla prima pagina di questo tomone spaventoso da più di 1000 pagine. Molto meno facile è stato, da sempre, spiegare perché ritenessi questo testo così fondamentale, non solo da un punto di vista personale ma anche collettivo.
Stefano Giuliano
Questa difficoltà, per fortuna, non è stata condivisa da Stefano Giuliano che, a partire da una tesi universitaria poi pubblicata, ha confezionato negli anni, e attraverso un paio di revisioni, un saggio dai contorni chiari, dalle tematiche curate e da cui traspare tutto l'amore che questo autore italiano ha per l'opera, adeguatamente velato da quella patina british che tanto viene richiesta nelle tesi di laurea. Niente pathos, please. Il saggio in questione ha il nome emblematico del testo che non vuole girarci troppo intorno e un sottotitolo che arpiona la curiosità come il Capitano Achab arpionò la povera Moby Dick: J.R.R. Tolkien. Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli. E proprio di questo tratta l'elegante saggio di 304 pagine: l'incontro, quasi da Big Bang, tra la tradizione letteraria e mitologica indoeuropea e la mente creativa di Tolkien.
Il saggio di Stefano Giuliano è un lungo viaggio nel viaggio, una discesa nel Signore degli Anelli in tutti i suoi particolari: negli oggetti, negli ambienti, nei personaggi, negli archetipi che essi rappresentano e negli elementi di modernità che vi sono stati aggiunti, rendendoli eroi contemporanei e, per questo, capaci di parlare al cuore del lettore moderno. Facendo riferimento a mitologi, filosofi e studiosi delle letterature antiche e delle religioni, nonché attingendo alle saghe più note del panorama mitico-letterario di diverse epoche (tra cui anche quella dantesca e virgiliana), Giuliano, con l'ottica esplicativa dello scienziato, apre le maglie della "favola più lunga del mondo", come la chiamava Tolkien, mostrandone i temi, i simboli e gli elementi costitutivi e restituendo così al lettore una visione sorprendente, più completa ed innamorata dell'opera. 
Il saggio di Giuliano si articola su due macrotemi centrali: il viaggio nell'Aldilà e l'individuazione di riferimenti appartenenti alla mitologia tradizionale nell'opera tolkieniana. Per quanto riguarda il primo tema, la tesi di Giuliano è semplice e chiara: il viaggio dei protagonisti del Signore degli Anelli può essere intesa come una ripetuta catabasi, un viaggio nell'Oltretomba, che viene sfruttato come momento di messa alla prova dell'eroe ed esperienza iniziatica, capace di produrre un processo di maturazione  e rinascita, come altro da sé, proprio attraverso l'atto della morte simbolica. Nel volume, l'autore individua diverse catabasi, tra cui spiccano, naturalmente, episodi come i Tumulilande, Moria o la cavalcata sui Sentieri dei Morti, ma anche momenti meno facilmente intuibili, come le numerose soste nelle terre elfiche, che fanno riferimento alla mitologia celtica dell'Aldilà. Giuliano non si limita però ad indicare le catabasi presenti nel romanzo, ma approfondisce la sua esposizione individuando, per ognuna di esse, i riferimenti alla mitologia norrena, celtica ed indoeuropea da cui queste derivano.
Tolkien si rivela quindi un attento studioso, capace di assorbire gli elementi ricorrenti delle credenze tradizionali e di plasmarle, così da creare un nuovo mito, in continuità con quelli del passato ma con numerosi elementi di innovazione. E' qui che si inserisce il secondo macrotema del saggio, che ne da' anche il titolo: l'autore, infatti, rivela come Tolkien, grande studioso di mitologia e particolarmente appassionato di miti norreni, si sia affidato ampiamente alla mitologia antica per costruire un romanzo attento a creare un'atmosfera mitica ed ancestrale, sfruttandone i simboli ricorrenti, senza di fatto restare intrappolato nel semplice esercizio di stile o nell'opera celebrativa fine a se stessa. Il Signore degli Anelli, infatti, è molto più che un patchwork mitologico. L'autore oxoniense era talmente esperto del materiale scelto da essere stato in grado di padroneggiarlo totalmente, riuscendo contemporaneamente a salvarne l'evocativa struttura di significato implicita (i simboli che parlano al lettore, riportandone echi antichi ed insegnamenti identitari), e a plasmarli, aggiungendovi temi nuovi e attuali che lo hanno reso il mito moderno che tutti conosciamo. Infatti, come ci spiega Giuliano, accanto ai temi classici delle opere cavalleresche (la figura del guerriero-re, le battaglie, il concetto dell'onore) e a quelli propri delle fiabe e dei miti antichi (la struttura che alterna momenti di azione e di calma, gli aiutanti magici dell'eroe, le prove da affrontare, la crescita interiore del protagonista), si palesano altri temi, cari a Tolkien, dal sapore molto più contemporaneo, come il tema della Macchina, simbolo della tecnologia moderna egoista e individualista, della "conoscenza piegata allo sfruttamento". In una capacità quasi premonitrice, Tolkien denuncia la Macchina, la ricerca dell'onnipotenza individuale non più piegata ai ritmi del tempo naturale, come nuova forma del Male. Nel suo romanzo infatti, come spiega Giuliano, i personaggi positivi (Hobbit ed elfi soprattutto) sono creature silvane, dai ritmi lenti e dagli strumenti semplici, mentre Sauron e Saruman sono rappresentati l'uno come un occhio scrutatore, quasi un presagio del futuro fatto di telecamere e raccolta dati delle moderne società internaute, l'altro come uno scienziato costruttore di macchine infernali che avvelenano i fiumi e creatore dei temibili Uruk-Hai. Questi sono solo alcuni dei temi che l'autore del saggio approfondisce (degno di nota è anche la disquisizione sulla fisicità del Male), mostrando come Tolkien sia stato capace di sfruttare un'intelaiatura classica per intesservi una narrazione a cavallo tra tradizione e modernità, tra religione e filosofia, tra denuncia sociale ed etica morale, arrivando a concepire un mito moderno, che, come dice Giuliano, ha "restituito significato al mito, dato nuovo vigore a idee e valori antichi, offerto un antidoto al materialismo e al cinismo odierni". In conclusione, l'opera di Giuliano si rivela un ottimo approfondimento per tutti coloro che sono innamorati del Signore degli Anelli, per tutti coloro che hanno intuito nell'opera di Tolkien qualcosa di più di una semplice epopea fantasy ma che, per vari motivi, non avevano gli strumenti per poter cogliere pienamente quel qualcosa in più. Un saggio rigenerante, che si legge tutto d'un fiato, dal linguaggio chiaro e lineare, senza però perdere il gusto per l'uso di alcuni (ma non troppi) termini tecnici (come "ctonio", che si è rivelato, ovviamente, non essere il cugino di Tonio Cartonio). Un'opera ricca di approfondimenti e con una bibliografia sconfinata che permetterà di proseguire all'infinito questo meraviglioso, appassionato viaggio nel viaggio. 
Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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