domenica 7 gennaio 2018

Buoni propositi

Anno nuovo, vita nuova, si dice sempre. Ma obiettivi vecchi, vecchie illusioni, vecchie smentite. Non capisco per quale motivo si debba caricare ogni anno del peso dei nuovi propositi. Cosa rende il primo gennaio un momento di svolta, chi gli ha conferito l'onorificenza di Destino Supremo?
Perché appendere un nuovo calendario dovrebbe far sì che tutte le nostre cattive abitudini, i nostri difetti, le nostre paure, sparissero improvvisamente, come starnutite via dall'ultima raffica di brillantini lanciati in aria allo scoccare della mezzanotte? E' il fascino del nuovo? Dell'intonso? Vedere tutte quelle caselline vuote, perfettamente lisce e brillanti, ha un effetto catartico? E allora perché non abbiamo un effetto simile anche con altri Nuovi? Perché, ad esempio, non riempiamo di buoni propositi i calzini appena comprati, invece di ingombrarli solo dei nostri piedi? Perché non ci lanciamo in articolati progetti di alimentazione sostenibile davanti alla nuova padella antiaderente comprata in sconto al supermercato? Perché un quaderno nuovo non suscita aspirazioni poetiche shakespeariane, oltre alla classica soggezione della pagina bianca? No, solo il calendario smuove il magma interiore come un piatto di lenticchie particolarmente ricco di fibre, solo il nuovo anno rivolta il fondale psichico come una carpa affamata nel letto di un fiume, e per fare cosa? Per metterci alla lavagna durante l'interrogazione di matematica, a fare conti che sappiamo già non torneranno, a rivedere tutto per l'ennesima volta, a fare un bilancio di quello che non va. Il primo dell'anno ha lo stesso effetto del cambio di guardaroba primaverile, in cui si prende ogni singolo maglione e si decide se avrà ancora un posto nel nostro cassetto o sarà eliminato come un concorrente di X Factor bravo ma a cui manca quel quid. Solo che qui si mette alla berlina ogni singolo giorno, ogni morbidezza colpevole che ci arrotonda, ogni giornata triste, ogni occasione sprecata in nome della pigrizia, della paura o di una svista. In realtà l'ultimo dell'anno, più che un momento di festeggiamento, è il Giorno del Giudizio a cui ci prestiamo in nome di non si sa quale incantesimo. Si scandaglia tutto, come un avvocato deciso a smascherare la colpevolezza, a sottolineare le mancanze, a trovare le incongruenze tra il verbale dell'anno prima e le azioni compiute. "Qui c'è scritto che avrebbe smesso di mangiarsi le unghie." "Sì, è vero..." "E allora perché indossa i guanti?" "No, è per bellezza...io non..." "Sia messo agli atti la prova numero 2, nella fattispecie una foto che mostra come, in data 16 giugno, il teste si addentava voracemente le dita durante l'esame di biologia." "Ma era un esame stressante, è stato un crollo momentaneo!" "Ah, sì, e come spiega allora la testimonianza del signor Giacomo, che afferma di averla vista tormentarsi le unghie durante il vostro appuntamento di febbraio? E questo scontrino, che dimostra la richiesta di una ricostruzione delle unghie in data 24 settembre?" "E' vero, sono colpevole, colpevole! Ma l'anno prossimo sarà diverso! Lo giuro!"
Diciamoci la verità, l'ultimo dell'anno è un bagno di sangue per tutti, un mattatoio a cui ci esponiamo quasi inconsapevolmente, pronti ad ammettere le nostre malefatte e promettere che il prossimo anno sarà diverso, noi saremo diversi, e che tutto quello che non è arrivato o non abbiamo fatto arrivare quest'anno, l'anno prossimo ci sarà, oh, sì, puoi giurarci. Forse l'ultimo dell'anno ha una vocazione ecclesiastica di cui siamo all'oscuro ma di cui subiamo irrimediabilmente il fascino, spingendoci alla confessione espiatoria. Più probabilmente, il Capodanno ci scopre masochisti, un masochismo camuffato da impeto di rinnovamento, un po' come bere la Coca Cola zuccherata all'agave. Il nome sarà diverso, ma resta pur sempre catrame. E così, come con la Coca Cola, il primo dell'anno ci ritroviamo a ruttare a pieni polmoni propositi faraonici e stormi di idee grandiose che non raggiungeremo mai. Perché, oltre a riempirci di obiettivi riciclati di anno in anno, chissà perché finiamo sempre col prefiggerci scopi che sono costituzionalmente incompatibili con le nostre essenze, con le nostre fibre più nucleari. "Perderò 20 chili", "Sarò più in contatto con il mio Io interiore", "Troverò l'amore", "Mi vorrò più bene", "Coglierò al volo ogni occasione". Certo. Potremmo aggiungere anche "Sconfiggerò la morte", "Imparerò a volare muovendo su e giù le braccia" e "Griderò così forte che mi sentiranno in Australia". Io penso che, spinti dall'ebrezza dell'alcool e farciti dello zucchero che durante il periodo natalizio imburra le nostre vene, ci sentiamo come Ethan Hunt, capaci di ogni missione impossibile. Ma diciamoci la verità, è l'iperglicemia che parla per noi perché, nella maggior parte dei casi, questa resterà una missione impossibile e, in aggiunta, tremendamente frustrante, come chiedere ad un fuoco di non spegnersi durante un acquazzone. Perché quindi, se proprio dobbiamo, non possiamo proporci obiettivi che rispettino il nostro essere e che, perciò, non siano così mortificanti e privi di fondamento? Perché non potremmo proporci di usare meno carta igienica, ad esempio, o di controllare i tempi di cottura della pasta prima di buttare la confezione?
E se proprio vogliamo lanciarci nell'impresa eccezionale, che è cosa buona e giusta, perché non facciamo un bagno di realismo e inseriamo semplicemente la voce "iniziare una psicoterapia", con conseguente "trovare i soldi per iniziare una psicoterapia"? Crediamo davvero che, se non abbiamo mai iniziato o portato a termine una dieta in tutti questi anni, ci riusciremo solo grazie al cambio di un numero alla fine di una cifra? Se non riusciamo proprio a smettere di rimproverarci, cosa ci fa credere che il nuovo calendario ci darà la forza che serve? Neanche Luke Skywalker avrebbe potuto fare molto senza l'aiuto di Obi Wan Kenobi. Sia chiaro, non è che io sia contraria ai buoni propositi in toto (ok, forse un po' sì), ma sono contraria a questa fede cieca nel potere del numero. Personalmente credo nella parola totem, una sorta di guida spirituale a cui aggrapparsi in quei momenti in cui l'anno che tanto riempiamo di speranze, ci prenderà inevitabilmente a schiaffi come Piedone con un paio di malcapitati. Sono dell'idea che, buoni propositi o no, sarà la vita a farla da padrone, insieme alle onnipresenti sfighe, i cattivi incontri, le prove insormontabili e qualche chilo di troppo durante i binge watching televisivi. Avere un salvagente a cui aggrapparsi quando si perde la rotta non ci impedirà di andare alla deriva per un po', ma almeno ci aiuterà a non affogare in noi stessi. Il che, secondo me, è già un traguardo di tutto rispetto. Sia che si decida di scrivere una lista di buoni propositi, quindi, o che si opti per la parola totem, il punto credo sia sempre lo stesso: guardare in faccia la realtà, accettarsi un po' per il complicato ammasso di cellule che si è, e navigare il meglio che si può in questi 365 giorni, che sì, sono nuovi, ma che non ci omaggiano ancora dei tre desideri della Lampada di Aladino. Per ora. 

Duille



 

2 commenti:

  1. Ciao Duille, sai che mi eri mancata? :)

    In larga parte condivido ciò che hai scritto, ma è un argomento che ho sviscerato completamente negli anni passati, in periodi in cui ho toccato vette di cinismo che manco il peggior cattivo letterario o cinematografico. Ormai mi sono lasciata alle spalle tutto ciò, un anno nuovo è un anno nuovo, dal 31 dicembre al 1 gennaio non cambia nulla, eppure è un nuovo inizio ed a me un nuovo inizio fa sempre un effetto benefico, rinfrescante. Su scala minore, talvolta provo la stessa cosa nei confronti del lunedì o del primo del mese, per dire.

    Quest'anno non ho fatto buoni propositi, ho solo un paio di obiettivi ben precisi che tra l'altro non ho neanche piazzato lì allo scoccare della mezzanotte, ma sono stati ben ponderati e studiati per mesi. Hai ragione tu, bisogna porsi propositi realistici ed alla propria portata, altrimenti non ha senso.

    L'idea del totem non mi era mai venuta. Io credo molto nel destino e soprattutto nel karma, anche nelle piccole trascurabili vicende quotidiane.

    Detto tutto ciò, ti auguro che il 2018 sia un anno felice e ricco di belle esperienze!
    Un abbraccio ❤️

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    1. Ciao Julia! Che piacere sentirti! Sono molto contenta che per te il nuovo anno abbia un effetto benefico. Io invece sono decisamente ancora incastrata nella fase "pessimismo cosmico", tanto che il nuovo anno mi butta giù per un paio di giorni buoni. Spero di raggiungere il tuo livello di serenità nei confronti di questi momenti di passaggio, nel frattempo cercherò di fare del mio meglio e, magari, seguire un po' le tue orme! ;) Ti auguro uno sfavillante 2018, splendida fanciulla!
      Ti abbraccio forte

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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