lunedì 4 dicembre 2017

Ode al piumone

Il piumone è un oggetto-non oggetto. E' più un concetto che ha preso corpo. Una sostanza, una sicurezza che puoi toccare, accarezzare, che non è appuntita, ma morbida e scivolosa come un rivolo d'acqua.
Non ha spigolosità, non è imprevedibile, non cambia la sua natura e non aspira ad essere altro più che se stessa. A volte si tinge di colori antichi, che ricordano biscotti cotti in una cucina di campagna, con il ronzio delle api appena fuori dalla finestra, in mezzo alle code di topo e ai denti di leone. Il piumone è un oggetto non oggetto, quindi, è un concetto ed è anche un luogo. E' la coltre sotto cui riposare le gambe stanche dalle lunghe camminate, il cuore affaticato dalle troppe accelerazioni e la mente strizzata in perfetti nodi da marinaio. In esso, il tempo rallenta e quasi si ferma e le ore non sono più scandite dal meccanico suono metallico di ingranaggi di lancetta, ma galleggiano, pigre come semi di soffione trascinati dal vento. In questo luogo fisico e metafisico, le possiamo guardare, mentre indugiano sotto gli occhi e poi se ne vanno, senza sentire quella tachicardia ansiosa della corsa a cui ci costringiamo e ci costringono ogni giorno. Il piumone è una tana che ci rende pelosi conigli raggomitolati nel riposo notturno. E' la casa che si richiude protettiva su di noi, come un salice che vuole nascondere i suoi segreti più preziosi. E' un rifugio su cui le bombe non cadranno mai, un ombrello su cui la pioggia del "dovrei" scivolerà, lasciandoci intatti, rendendoci per un po' infiniti. Il piumone è perciò un oggetto non oggetto, è un concetto di lana, è un luogo che salva ed è una certezza, la certezza di chi promette solo ciò che può mantenere e che mantiene sempre. Promette di restituire il calore smarrito nel turbinio della giornata e mantiene la promessa scaldando il corpo dal freddo invernale, avvolgendo come un abbraccio materno, sciogliendo i nodi del cuore come un pettine di legno di betulla e aprendo i pugni che ci avevano reso le nocche bianche di paura. Non trattenere, sussurra, abbandonati, accarezzerò io i tuoi capelli e terrò la tua mano finché chiuderai gli occhi, conterrò il tuo corpo così che tu non perda te stessa mentre sei scossa dai tremiti. Ti regalerò lo sguardo infinito di una notte estiva. E alla fine, ti farò scivolare nell'eterno di un sogno, leggera come una medusa, senza ossa che scricchiolano, muscoli che tirano, nervi che si accartocciano come foglie secche. Te lo prometto. Il piumone è questo: una promessa mantenuta sempre, un luogo che ripara, è un concetto con una forma, un oggetto che in molti sottovalutano.
E' una sinestesia. E' il tepore del fuoco in un caminetto che prende corpo intorno al corpo, l'aroma del pane appena sfornato avvolto intorno alle tempie, come una benda calda che fa riposare gli occhi e solleva le sopracciglia aggrottate. E' il suono delle onde che dondolano su una spiaggia deserta. Nel piumone troveremo il silenzio della notte, l'estinzione dell'urlo, ovunque sia. Nel piumone libereremo le paure, come piccole bolle perfettamente rotonde, che lui spazzerà fuori dalla porta, con movimenti lenti, ritmici, quasi una canzone che ci cullerà, mentre ci alleggeriamo come un palloncino, almeno per qualche ora. Una ninna nanna di erica e saggina, che profuma lievemente di campo. Avvolgersi nel piumone è come guardare intensamente la fiamma di una candela o osservare attentamente il lento movimento del respiro di un gatto che dorme sulla poltrona di casa e che non hai il cuore di svegliare. E' una sospensione, dal tempo, dai sassi di piombo quotidiani, da noi stessi. Permette di togliere il vestito dell'identità razionale che ci plasma scavandoci e restare solo essenza, come un profumo liberato dalla boccetta, che diventa pulviscolo, espandendosi in tutte le direzioni e visibile solo controluce. Il piumone è quindi, definitivamente, un oggetto e un concetto, un luogo, una promessa, una sinestesia, una tregua in cui smettere di trattenere il respiro. Il piumone è il guscio di una conchiglia in cui sentire il mare anche in mezzo ai tuoni.
Duille
hipster coperta

2 commenti:

  1. Io amo il piumone. Il mio piumone è bellissimo, morbido, caldo, vaporoso: non conosco niente di meglio che sprofondarci dentro. Penso che stasera, appena torno da lui, gli leggerò la tua ode. Posso?

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    1. Ahahahahah! Ma certo che puoi! Anzi, non sai quanto sono rassicuranti le tue parole! Stavolta credevo davvero di aver scritto una boiata indicibile, tipo da emigrazione in Lapponia con cambio di identità! :D E continuo a dirlo, siamo animi affini io e te. E i nostri piumoni, ovviamente! ;)

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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