lunedì 11 dicembre 2017

Natale con il micio

Come dice la canzone, il periodo Natalizio è il più meraviglioso momento dell'anno. La città si decora a festa, i negozi si inselvatichiscono di splendide decorazioni d'abete e nastri di raso rosso e sugli scaffali delle vetrine pacchetti perfettamente incartati fanno l'occhiolino carichi di promesse. Tutto è pronto per l'attesa. Il culmine di questo momento è quando lo spirito natalizio entra come uno spiffero sotto la porta delle nostre case e si materializza nell'albero di Natale. Una cascata di palline variopinte dondolano frizzanti sui rami verdeggianti, brillando alle luci delle lampade come diamanti.
Dalle scatole emergono code di stelle fatte di ghirlande splendenti e minuscole lucine elettriche si camuffano tra i rami boscosi, dando l'impressione che il nostro abete sia abitato da decine di fate o lucciole invernali attirate dai frutti colorati che crescono sui rami. Questo è il Natale: un momento magico, di gioia ed armonia. O almeno, così dicono. Perché esiste una parola che, da sola, scombina ogni equilibrio karmico, che fa morire in gola il più carnoso OH OH OH di Babbo Natale e che spazza via ogni sorriso da infante davanti al sonaglino. Quella parola è GATTO. Ebbene sì, il gatto è una creatura che ha una particolare predilezione, oserei dire un'ossessione, per l'albero di Natale e tutto ciò che vi cresce sopra, un po' come le gazze ladre, o il buon Geremia con la sua passione irrefrenabile per i "luccichini". Va da sé che, di fronte alla indiscutibile determinazione del gatto (e all'inequivocabile vantaggio di avere tonnellate di tempo libero), tutto il periodo natalizio si trasforma in una guerra di posizione logorante da cui, generalmente, usciremo pressoché sconfitti. E tutto questo inizia con il fatidico, dolceamaro, momento dell'addobbo. Immaginiamo la scena: gli scatoloni che hanno fatto la muffa in soffitta per un intero anno atterrano nel vecchio salone come una coppia di gemelli consegnati dalla cicogna e già il gatto ci si fionda incuriosito, pronto ad ispezionare quella che ha deciso essere la sua nuova dimora per le prossime settimane. E' il primo segno del risveglio della Creatura dentro di lui. E' come se, aprendo quegli scatoloni, avessimo inscenato una versione natalizia della lettura del Necronomicon de La casa, spalancando di fatto le porte dell'inferno e liberando il demone felino che alberga nel nostro panciuto gattone. Ma noi non ci scoraggiamo da queste premesse inquietanti: armati della nostra migliore caparbietà e cosparsi di spirito natalizio fin nei calzini, ci prepariamo a montare l'albero, decisi che quest'anno le cose andranno diversamente e che nessun gatto, NESSUN GATTO, oserà disfare la nostra opera d'arte incompresa. Lotteremo con le unghie, i denti e le ciabatte, se sarà necessario, daremo fondo alla nostra artiglieria sonora di urla e schiamazzi, tutto pur di tenere alla larga quel piccolo demonietto peloso dal nostro monumento al Natale. Con la determinazione in una mano e un festone nell'altra, guardiamo nelle palle degli occhi il nostro gatto che, di rimando, ci restituisce lo sguardo determinato del predatore. Ed in quel momento i cori angelici scemano, Michael Bublè batte strategicamente in ritirata ed improvvisamente riecheggia una nota canzone del  film Ragazze nel pallone, il cui incipit è decisamente evocativo: 

"PREPARATEVI ALLA DOMINAZIONE TOTALE". 
La guerra è ufficialmente iniziata. 

Ci avviciniamo guardinghi all'albero con il nostro festone già trionfante di ferite di guerra, ma ecco il primo attacco. Il gatto lancia un fendente contro la coda della ghirlanda svolazzante, tranciando di netto una manciata di preziosi peletti dorati. Rapido scatto del nostro braccio che salva i superstiti da un destino di calvizie. Mettiamo la prima catena di campanelle ed una nuova zampata tenta l'arpionaggio, le unghie sguainate come piccole lame ninja perfettamente affilate. Nuovo colpo di reni che quasi ci fa partire un'anca ed evitiamo l'abbordaggio. Punto per noi. Tiriamo fuori le palline dallo scatolone e veniamo quasi sfregiati dall'impeto omicida del micio. La lotta è senza quartiere e senza esclusione di colpi. Volano i primi strilli e iniziano le prime fughe. L'angioletto di ceramica che faticosamente abbiamo conservato per anni, raggiunge il ramo più alto della punta dell'albero per puro miracolo, evitando di striscio l'entusiastica accoglienza del felino.
E, tra una schivata e uno zompo, tra un urlo e una battuta in ritirata, tra un inseguimento ed un nascondiglio tattico del micio, l'albero si monta, in sette camicie e svariate cadute non programmate di santi dal calendario. L'abete natalizio è compiuto. Ma, attenzione, la guerra non è vinta. Questa è stata solo la prima battaglia. Da adesso, inizia il piantonamento ad oltranza. Perchè il gatto è paziente e sicuro della vittoria, sa che arriveranno altri momenti in cui pescare le ghiottonerie che tanto ama. "Pazienza" si dice, "sulla striscia luccicante ci torneremo dopo. Tanto dovrai pure andare a dormire, vero?". E noi, di fronte a questo apparente, quanto improvviso disinteresse verso quello che poco prima era l'oggetto di tutti i desideri, pensiamo (speriamo, PREGHIAMO) che lui non abbia più voglia di tormentare l'albero, che quell'ammasso di luccichini, palline e stelle filanti  abbia esaurito la sua funzione di giocattolo nuovo e che quindi finisca ad accumularsi insieme alla montagna di pupazzetti, topolini e gomitoli di lana che, negli anni, hanno svuotato il nostro portafogli, attirando l'attenzione del micio per non più di 5 minuti. Invochiamo, a sostegno della nostra argomentazione, un'innegabile invecchiamento del gatto, una stanchezza data dalla vita sedentaria, un incicciottimento dei lombi dato dall'eccesso di croccantini, addirittura speriamo nella misericordia felina, nel legame decennale che ci lega. "In fondo", pensiamo "siamo parenti. Sarai misericordioso micio, vero?" Lui ci risponde guardandoci con l'espressione della Sfinge. Noi l'interpretiamo come la firma del trattato di pace e ci rassereniamo. Ma, come detto prima, il gatto è paziente, infido e serpentino, proprio come i parenti, e sa quando attaccare. Infatti, quando cala la notte, il Grinch si risveglia. Dapprima il silenzio del riposo viene interrotto da un sinistro sfarfallio di campanelle ovattate dai rami dell'abete. Poi, il sonno viene squarciato dal rumore ripetuto e sempre più ravvicinato della pallina che cade e rimbalza impietosa sul pavimento di linoleum, ancora, ancora e ancora, un urlo di agonia e di terrore seguito dai suoni felpati di quattro zampette a caccia. Il sonno si dissolve all'istante, lo scatto fuori dalle coperte è immediato, la corsa al salvataggio subitanea, la fuga del delinquente preso con le zampe nella marmellata, veloce e precisa. Siamo consapevoli che non lo acciufferemo, gonfi di sonno, scalzi e resi miopi dal nero di seppia notturno che ci circonda i nostri occhi, ma almeno salveremo la pallina in ostaggio.
Ma, nonostante le ripetute escursioni notturne sempre più snervanti e i vari interventi per placcare il piccolo Diabolik che si nasconde nelle tenebre, il mattino dopo troveremo la scena del delitto imbrattata di sangue dorato. I festoni impietosamente attaccati, dilaniati da fauci attente, quasi chirurgiche, pagliuzze dorate che innevano tragicamente il pavimento alla base dell'albero e Lui, il gatto, che dorme placidamente sul divano. La sua beatitudine da un lato, e il nostro trauma dall'altro, con l'occhio dilatato e la bocca spalancata dalla tragedia a ricordarci che siamo solo comuni mortali in lotta contro la Natura più primordiale che nessun chilo di troppo e nessun croccantino strategico potranno mai assopire definitivamente. Una lezione Leopardiana che impariamo ogni anno, a spese di decine di commilitoni spirati ingiustamente. Il lutto, il tentativo di salvare quel poco che resta del festone, la raccolta dei caduti è il passo successivo. Un cimitero di palline, solitamente, affianca e completa questo atto di vandalismo estremo, lasciandoci inerti, frustrati e vagamente incazzati. Ma sarà l'ultima volta che quel gatto toccherà il nostro albero, questo è poco ma sicuro. Fantastichiamo di mettere gabbie intorno all'abete, di elettrificare il perimetro, di prendere un cane pastore a difesa del nostro gregge natalizio. Ma sono tutte speranze vane. Nessuna strategia si rivelerà vincente. Via via che passano i giorni, gli attacchi del terrorista a quattro zampe diverranno più eclatanti, più sfacciati, e le corse più sfrenate, gli inseguimenti più al cardiopalma, i tentativi di agguantarlo più disperati e spericolati, mentre lui, fin troppo intelligente, si nasconderà provocatoriamente nell'unico angolino dell'albero in cui le nostre maledette membra improvvisamente diventate giganti non arrivano, o peggio, s'intarmerà direttamente all'interno dell'albero come un Alien, possedendolo e facendolo sussultare di tremarelle da recita scolastica. Neanche un approccio freddo e calcolatore da giocatore di scacchi riuscirà a prenderlo alla sprovvista: anche se si sacrificheranno delle pedine, lui le ignorerà nel momento esatto in cui toccheranno il pavimento. Lui vuole tutto. Vuole la distruzione totale. Vuole tirare giù ogni dannata pallina che ha avuto la malaugurata idea di sostare sull'abete e vuole divorare ogni spruzzetto di festone che si troverà davanti. A costo di causarsi un blocco intestinale. Evidentemente, è una questione di principio. Alla fine di questo calvario, metà delle palline saranno sparite, rotte o, se lanose, completamente smontate dagli abbracci troppo vigorosi del nostro peloso amico, i festoni torneranno nelle scatole sempre più spelacchiati e il gatto assumerà nuovamente le fattezze del piccolo, pacifico Buddha che è sempre stato. Il Necronomicon è stato chiuso, lasciandosi una scia di cadaveri perfettamente rotondi che continueremo a trovare sotto i divani fino ad agosto. E, mentre porteremo in soffitta le ultime scatole, sentiremo un colpevole, aleggiante alone di sollievo.

Duille


2 commenti:

  1. Okay, con questo post mi hai seriamente uccisa dal ridere! Che poi oltre all'esilarante materia narrata, hai saputo imprimere un ritmo assurdo al racconto: stavo avendo l'ansia per gli agguati notturni del Gatto! o.o Hai steso un vero e proprio bollettino di guerra, con l'incalzante incedere di un cronista che racconta gli ultimi minuti della partita dei mondiali.
    Per fortuna non vivo nulla di tutto ciò, in casa nostra la parola "gatto" è un taboo (al solo pronunciarla, tre terremoti sono pronti all'inseguimento), tant'è che quando necessitiamo di usarla in una frase, se non vogliamo scatenare l'inferno, diciamo "G.A.T.T.O." (giuro, è tutto vero). Come forse avrai capito, io non condivido la casa con dei g.a.t.t.i. ma con dei cani (che per fortuna non hanno ancora imparato lo spelling) e loro non nutrono un grande interesse verso l'albero o gli altri addobbi. Certo, sono molto curiosi quando vengono introdotti gli scatoloni ammuffiti, ma la curiosità è di prassi verso qualunque oggetto nuovo varchi la soglia di casa; c'è poi l'entusiasmo di osservare gli strambi umani occupati in attività inusuali ma poi, compreso che non si tratta di cose con cui giocare o da mangiare, arrivederci e grazie.
    Devo ammettere che le mie bimbe (una Labrador ed una Golden Retriever) l'anno scorso poco a poco si son fregate e sgranocchiate tutte le piccole pigne che avevo sull'albero, ma lì devo fare un mea culpa: le pigne. Passino tutte quelle sfere che sembrano palline, ma non suonano e non rimbalzano; però le pigne, LE PIGNE, dai, come mi è venuto in mente. Fortuna che le avevo pagate tipo un centesimo dai cinesi XD
    Saluti al g.a.t.t.o. da tutti noi!

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    1. Ahahahahahah! Julia, sei tu che mi fai morire dal ridere! Come mai il G.a.t.t.o. è taboo? Brutte esperienze? Rush cutanei al solo pronunciarne il nome? Fobie ancestrali? Mi hai incuriosita come una scimmietta! E' splendido leggere delle tue due splendide cucciolottone, i cani sono tra le creature più meravigliose del mondo (anche se forse le pigne la pensano diversamente! :D) Anche io ho avuto due cani, che mi hanno letteralmente riempita di gioia per tutto il tempo che sono state con noi e, come le tue, anche loro non calcolavano troppo l'albero. I gatti invece....aargh! E' un disastro, hanno una vera fissazione e rendono il periodo natalizio una vera guerra di posizione! Saltando di pala in frasca, grazie mille per gli splendidi complimenti, soprattutto quello inerente al ritmo della narrazione: ci ho lavorato parecchio nel corso degli anni e sono felicissima che si senta! Non sai quanto mi rendi felice! :D Ti abbraccio forte mia cara fanciulla! Smuack!

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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