lunedì 30 ottobre 2017

Vita da sessione d'esame

Ci sono dei momenti periodici nella vita di ogni studente universitario in cui devi scollarti dal mondo e dalla società civile ed iniziare una personale battaglia epica per l'istruzione: il periodo degli esami.
Partiti come giornate di preparazione all'esame, diventano presto una lotta per la sopravvivenza paragonabile solo ai tentativi di Tom Hanks di rimanere in vita in Cast Away. Sommersi da libri, schemi improvvisati, tazzine da caffè impilate da giorni a formare una domestica torre di Pisa, con l'alienazione negli occhi da isolamento forzato e con un cimitero di post-it sparsi ovunque, comprese le mutande, diventiamo così dediti alla causa da finire in un buco nero dissociativo da carcerato medievale a cui tutto il nostro corpo si adegua. 
Il nostro unico obiettivo è arrivare preparati all'esame, strappare il fatidico 18 (o più) e poi bruciare i libri in un falò notturno da streghe di Salem seguaci del Demone dell'ignoranza. Ma come capire se si è finiti in questa quest da signore degli anelli in viaggio verso il Monte Fato accademico? Generalmente, sei uno studente sotto esame: 
- quando una mattina ti guardi allo specchio e ti rendi conto di aver smesso di lavarti da almeno una settimana
- quando ti chiedi dove sia finita, quella settimana. 
- quando sviluppi un rapporto di ambivalenza con il giorno dell'esame: lo aspetti con la stessa fede con cui gli ebrei aspettano il messia e, allo stesso tempo, lo temi con lo stesso terrore con cui Maria Antonietta camminava verso la ghigliottina.
- quando tutta la tua vita improvvisamente si concentra intorno a quella data, quel numero magico che funge da spartiacque per tutta la tua esistenza: c'è un prima, fatto di sofferenza, di occhiaie in cui ci si potrebbe portare comodamente un cucciolo di canguro e di gobbe da studio che farebbero invidia a Quasimodo (quello di Hugo, non il poeta), e un dopo, fatto di corse nei prati, fiori intrecciati tra i capelli (anche se è inverno) e vivacità da dugongo felice. 
- quando ti si crea una visione schizofrenica del tempo: ne sei ossessionato, lo centellini, lo organizzi al millimetro, lo dividi in fette sempre più sottili, come Jack con il fagiolo con cui doveva nutrire l'intera famiglia (e con lo stesso grado di disperazione) mentre quello si ostina a sfuggirti dalle dita al punto che, in un colpo di starnuto, si è passati dalle 9 del mattino alle 11 di sera. E, in alternanza a questa fuga delle lancette, vivi momenti di sospensione del tempo, in cui le ore si dilatano in un infinito loop di dolore esistenziale in cui sviluppi la strana sensazione dickensiana di non aver mai fatto altro che studiare, non ricordi come era la tua vita prima di quelle settimane infernali e ti convinci che passerai il resto della tua misera esistenza chino sui libri. Oliver Twist in confronto era un ragazzino che trovava quadrifogli anche nel pudding! E, nel soffrire così teatralmente la tua condizione, ti domandi se magari non ti sia trovato a studiare nell'abitacolo molto grande di una Delorean impazzita. 
- quando le pagine sembrano attuare dei processi mitotici notturni, così che, al mattino, sono sempre più di quante ce n'erano la sera.
- quando non ricordi nulla di quanto studi e, ad un certo punto, fatichi a ricordare anche il nome del cestino di fronte a te. 
- quando la stanza esplode, tappezzandosi di libri, e tu perdi tempo in fantasie catastrofiste in cui i libri sono stati dotati di un microchip militare e vogliono assassinarti come i Commando Elite volevano accoppare i Gorgonauti
- quando ti rendi conto che gli eremiti sulle montagne dello Yemen, gli scaldabagni e persino lo scolapasta che non usi mai hanno una vita sociale più ricca della tua.
- quando fare la spesa, pagare le bollette in posta, andare dal dentista, buttare l'olio scaduto alla piattaforma ecologica assumono un fascino del tutto nuovo.
- quando sviluppi interessi da malato dell'igiene e ti convinci che pulire le fughe delle mattonelle del bagno con uno spazzolino e un cotton-fiocs sia di vitale importanza per le sorti dell'umanità.
- quando i muri bianchi e i granelli di polvere nell'aria ti inducono atti contemplativi degni di un filosofo, regalandoti intere mezzore di sguardi fissi nel vuoto e bavetta alla bocca, da cui ti risvegli con un rantolo di orrore alla Smeagol dopo la perdita dell'anello.
- quando, ovunque ti giri, vedi riferimenti alla materia che stai studiando, e non puoi fare a meno di parlarne.
- quando non solo la risposta alla domanda fondamentale non è 42, ma per ogni domanda esistono almeno 20 possibili risposte, nessuna delle quali è quella che hai scelto tu.    
- quando il tuo cervello prende alla lettera gli studi sugli stati della materia e si cimenta in complicate trasformazioni dallo stato solido allo stato liquido, sbatacchiando come un luccio contro le pareti craniche, e poi allo stato gassoso, riempiendoti la testa di una nebbia amnesica alla Silent Hill, per poi tornare dolorosamente allo stato solido, nella forma di un macigno pesante quanto un elefante indiano ricoperto di calcestruzzo e dando un senso tutto nuovo alla frase "il peso del sapere". 
- quando ti perdi in ripetute crisi esistenziali in cui ti domandi perché tu abbia volontariamente deciso di continuare a studiare, quando tu sia diventato così tanto masochista e chiedendoti perché nessuno abbia mai provato a dissuaderti con uno di quegli affascinanti interventi all'americana. E una volta capito che la colpa è solo dei tuoi genitori (perché è sempre colpa dei genitori), spendere i successivi quindici minuti odiandoli come solo un figlio sotto esame sa fare. 
- quando, riguardando la prima stagione di Stranger Things, sei più interessato al metodo di studio di Nancy che alle sorti di Will Bryce.
Se leggendo questa lista parziale ti ci sei ritrovato, allora complimenti, sei in piena crisi da sessione da esame! Hai la mia comprensione, il mio sostegno e i miei bigini, se mai ne avessi bisogno. La cosa positiva è che, grazie al cielo, se ne esce, si sopravvive, ma a patto di seguire l'unico consiglio utile in questi casi: bricco di caffè in una mano e un Millennium Falcor di cioccolata nell'altra. La ciccia in eccesso la bruceremo ballando tutta la notte intorno al falò dei libri scolastici.  
Duille

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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